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ESCURSIONI NATURALISTICHE
Il modo migliore di scoprire le bellezze segrete della Costiera amalfitana è forse quello di ripercorrerla idealmente insieme ad un suo fervido ed illustre ammiratore.
"Eppure, non c’è forse contrada per tutto l’ Appennino, che sia più accidentata in rapporto allo spazio; nessuna certamente, che abbia per tempo stesso tanta maestà di monti e tanta bellezza di marine”. Scriveva così Giustino Fortunato, storico, economista e soprattutto famoso meridionalista, preparandosi a realizzare una sua antica e profonda aspirazione: la traversata dei Monti Lattari. Da tempo, infatti, covava l’ardente desiderio di conoscere meglio "l’alpestre carattere di quei monti” che formavano "…l’ombreggiata e bellissima catena, che di dietro la falda del Vesuvio fin fuori all’isola di Capri, elevandosi nel mezzo, col tricuspide Aurus, oggi Sant’Angelo per mille e cinquecento metri sul livello delle acque” e di guardare dall’alto "…questa penisola montuosa, ricca di antiche memorie, di varia industria, di paesaggi incantevoli..” L’autore di così entusiastiche descrizioni ebbe modo poi, nell’ottobre del 1877, di effettuare il lungo percorso che partendo da Cava de’ Tirreni conduce, superando decine di cime e dopo circa 90 Km. di montagna, alla punta estrema della Penisola, Punta Campanella. L’Alta via dei Lattari, come è oggi denominato tale percorso, permette ai fortunati appassionati di godere, nel modo più completo, di uno dei paesaggi più affascinanti del mondo e di penetrare a fondo nell’ambiente naturale della Costiera amalfitana, anch’esso di grande pregio ed interesse. Per tali caratteri la Costiera amalfitana è entrata a far parte dal 1997, sotto l’egida dell’UNESCO, del patrimonio dell’Umanità, con la seguente motivazione:” La Costiera amalfitana è un’importante area culturale in cui lo stile di vita si tramanda di generazione in generazione contribuendo a mantenere intatte le tradizioni. La ricchezza paesaggistica, frutto sia dell’intervento dell’uomo sia della mano benevola della natura, la rende inoltre un luogo ricco di fascino e suggestione dove il mare e la montagna, passando attraverso gli ampi spazi aperti delle coltivazioni, si fondono in perfetta armonia”.
A riprova del valore, poi, dell’ambiente naturale si riportano alcune considerazioni che il WWF ha posto a base di una sottoscrizione per l’inserimento dei Monti Lattari tra le aree di reperimento dei Parchi Nazionali come previsto dalla legge quadro sulle aree protette n°394/91:
1) nell’area dei Monti Lattari sono presenti dieci endemismi botanici che necessitano protezione, come riportato nel “Libro Rosso delle Piante d’Italia” realizzato dal WWF in collaborazione con la società Botanica Italiana;
2) dallo studio “Ecosistema Italia” effettuato dal WWF, l’area dei Monti Lattari risulta tra le più ricche di diversità biologica in Italia;
3) numerose specie animali presenti in Costiera amalfitana risultano minacciate di estinzione, come la Lontra, la Salamandrina dagli Occhiali ed il Falco Pellegrino.
E’ il caso, quindi, di conoscere più da vicino un territorio così bello ed interessante.




Itinerario N°1 : Maiori – Avvocata

Itinerario N°2 : Maiori- S.vito-Badia-Montepiano

Itinerario N°3 : Minori- Convento S.Nicola

Itinerario N°4 : Ravello- Amalfi

Itinerario N°5 : Ravello- Atrani Via Valle del Dragone

Itinerario N°6 : Ravello - San Nicola - Minori

Itinerario N°7 : Ravello - Torello - Atrani - Amalfi

Itinerario N°8 : Ravello – Torello – Minori

Itinerario N°9 : Scala – S. Maria Dei Monti

Itinerario N°10 : Sentiero degli Dei

Itinerario N°11: Valle dei Demanio

Itinerario N°12 : Valle delle Ferriere

Itinerario N°1: Maiori – Avvocata

Durata del percorso: ore 2,30 circa
Tipo: sentiero misto a scale
Difficoltà: media

Si parte da via Casale alto a Maiori e si raggiunge, attraverso una scala piuttosto comoda mista a sentiero in terra battuta, la località detta San Vito. Il percorso è caratterizzato dalla presenza di agrumeti e vigneti, sapientemente coltivati ed impreziosito dalla possibilità di godere di uno stupendo panorama. Dopo circa mezz’ora di cammino si raggiungono i ruderi della vecchia casa contadina di Santa Maria e poco dopo una sorgente detta “acqua del castagno”. Il sentiero continua con l’alternanza di tratti pianeggianti e piccole asperità e conduce, dopo il passaggio davanti al “Grottone” o vicino alla “Teglia” (un gigantesco ed antico tiglio), a seconda che si scelga una delle due facili alternative, a un vasto pianoro, sito a quota 873 metri, dove sorge la chiesa e l’eremo dell’Avvocata. È questo, forse, il monte più famoso della Costiera amalfitana, certamente il più frequentato anche perché è raggiungibile attraverso diversi sentieri. Detto anche Falerzio o Falesio, raggiunge i 1014 m con la cima, detta propriamente monte dell’Avvocata. Il santuario con la cinta muraria, il convento e la casa del custode, si trovano a quota più bassa.
Secondo la tradizione, il Santuario dell’Avvocata fu fondato, nel 1485, da un pastore di Ponteprimario, Gabriele Cinnamo, che decise di costruire un altare nella grotta (raggiungibile attraverso una scala esterna al pianoro), in cui durante il sonno, aveva avuto una visione della Madonna. Il Santuario oggi dipende dall’Abate dei Benedettini di Cava de’ Tirreni, ma un tempo apparteneva ai padri Camaldolesi, che lo gestirono dal 1687 al 1807, quando ne furono privati per le leggi di soppressione.
Particolarmente affascinante risulta il percorso che porta al belvedere, un vero e proprio balcone sull’intero Golfo di Salerno e dove una lapide, posta sull’orlo di un profondo burrone, ricorda un alpinista morto precipitando sulle rocce sottostanti, il 1° gennaio del 1921. Lo stretto sentiero presenta, lungo il percorso, aspetti interessanti: tale è, ad esempio, la grotta di Matteo Salese, un brigante che secondo la leggenda si lanciò nel vuoto per sfuggire ai gendarmi che l’avevano circondato dopo un lungo inseguimento.
A parte lo stupendo panorama, il complesso dell’Avvocata risulta estremamente interessante anche dal punto di vista ambientale. La vegetazione, costituita da leccete e macchia mediterranea nelle aree esposte al sole, e bosco misto, nelle zone più umide, annovera autentiche rarità come la Portenschlagiella ramosissima, piccola pianta delle umbrellifere, inserite nel “Libro Rosso delle Piante d’Italia” o altri endemismi botanici. La fauna, tipica dei Monti Lattari, offre la possibilità di vedere sfrecciare il raro Falco Pellegrino, nidificante nella zona.

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Itinerario N°2: Maiori- S.vito-Badia-Montepiano

Durata del percorso: ore 3 circa
Tipo: scale e sentiero
Difficoltà: facile

Si parte dal Casale alto di Maiori per raggiungere località San Vito. Non è raro, percorrendo la scalinata, incontrare nerboruti giovanotti (fino a qualche anno fa erano soprattutto donne), piegati sotto il peso delle pesanti “sporte” (attorno ai 57 kg) colme di limoni. Da San Vito si devia, sulla destra, per Scalese dove ci si può dissetare ad una fresca fontanina. Qui il percorso si innesta su una vecchia via pedonale che conduceva a Salerno e che è stata, da non molti anni, riadattata per la posa di un acquedotto. Il sentiero, abbastanza largo e comodo da permettere di tanto in tanto l’accesso di qualche rustico veicolo, supera la località detta “int’ lauro”, percorre la vallata della badia di Santa Maria de Olearia, attraversa la stupenda pineta e giunge alla meta del nostro viaggio: Montepiano. Immersi nel magico silenzio della natura, i picchi tormentati di Capodorso, rappresentano un’area di assoluto valore ambientale e paesaggistico: non a caso, i primi accenni a qualche idea di territorio protetto in Costiera amalfitana hanno avuto come punto di riferimento proprio l’area di Capodorso. (v.PRG di Maiori).
Alla bellezza del paesaggio infatti, si accompagnano, in questa parte del territorio, una ricchezza ed una varietà faunistica davvero sorprendenti. Nonostante i diboscamenti e l’incredibile serie di incendi che hanno distrutto anno dopo anno le leccete ed i boschi di roverella che ricoprivano le pendici del promontorio, numerose specie di mammiferi continuano a frequentare la bassa macchia e l a gariga. Oltre alla comune volpe, tra i carnivori sono presenti mustelidi come la donnola, la faina ed il tasso (a’ melogna della tradizione popolare), roditori ed insettivori di varie dimensioni, tra cui spicca il riccio. I picchi posti più in alto e gli anfratti che si aprono numerosi lungo i costoni rocciosi sono stati colonizzati da numerose specie di uccelli. La posizione del promontorio, proteso nel Golfo di Salerno, ne fa uno degli approdi preferiti delle correnti migratorie che risalgono o discendono lo stivale. È possibile osservare stormi di gru e di altri grandi trampolieri, attraversare il cielo in rumorose ma ordinate formazioni. Presenze stanziali sono inoltre quelle dei corvi imperiali, delle gazze, delle taccole, dei gheppi, delle poiane e di altri rapaci tra cui il falco pellegrino (sicuramente uno dei falconidi più interessanti e rari del mondo).
Intensa e spettacolare è stata, sulle rocce di Montepiano, l’azione dell’erosione, favorita dal diboscamento e dai periodici incendi che distruggendo la copertura vegetale, hanno accelerato e potenziato l’attività corrosiva degli agenti atmosferici. L’azione congiunta di acqua e vento ha creato nel tempo, una serie quasi ininterrotta di cavità, anfratti, picchi, pinnacoli, dalla forma in qualche caso inusitata o fantastica come il famoso “uomo a cavallo”, la cui immagine richiama, in piccolo, il paesaggio delle Dolomiti.

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Itinerario N°3: Minori- Convento S.Nicola

Durate del percorso: ore 2 circa
Tipo: scale e sentiero
Difficoltà: facile

Il convento di San Nicola, nel territorio di Minori, sorge su una collina di 486 metri di altezza, posta al centro di una serie di valli che tagliano perpendicolarmente la catena dei Monti Lattari, ed al cui sbocco si trovano gli insediamenti di Maiori, Minori, Atrani, Amalfi. Benché il punto di osservazione non sia molto elevato, lo sguardo spazia su uno scenario bellissimo: da oriente le frastagliate cime di monte Sant’Angelo, monte Finestra, i monti del Demanio, l’Avvocata; di fronte la vallata del Reginna Minor e l’abitato di Minori; sul lato occidentale, lo sperone roccioso su cui sono adagiati Ravello e Scala ed infine il mare fino al Capo di Conca.
Il convento è raggiungibile attraverso sentieri che hanno origine dalle varie località su cui la struttura domina: Tramonti, Maiori, Minori, Ravello. L’itinerario suggerito richiederà forse un tempo di percorrenza maggiore, ma risulterà estremamente suggestivo. Il percorso ha inizio da Minori, il cui abitato si attraversa per l’intera lunghezza fino a giungere alla via delle Antiche Cartiere, da qui ha inizio una scala abbastanza comoda, mista a sentiero in terra battuta o lastricato in pietra locale. Passando accanto alle antiche strutture, che fino agli anni del primo dopoguerra hanno fabbricato carta sfruttando la energia proveniente dal piccolo corso d’acqua, si giunge a Sambuco. Questa è una minuscola frazione di Ravello, situata in una stretta valle lussureggiante di orti e giardini, tuttora intensamente coltivati, a testimonianza del forte legame che gli abitanti mantengono con la terra. Dopo Sambuco, il sentiero si inerpica attraverso boschi e macchia in cui sono presenti sempreverdi come il leccio, il corbezzolo, l’erica e rappresentanti del “bosco misto”: ontano, castagno, orniello, acero, carpinella. Il percorso costeggia poi antiche costruzioni adibite ad ovili o ad abitazioni come il cosiddetto Mandrino, casa contadina oggi abbandonata, e raggiunge abbastanza agevolmente il convento di San Nicola. La sua costruzione risale al 1628, ad opera dei frati agostiniani, si presenta ancora in buone condizioni statiche: una parte di esso è stata recentemente restaurata ad opera di volontari che hanno riaperto alla visita dei fedeli una piccola cappella, che ospita una suggestiva cerimonia in occasione del Natale.
Per la discesa dal convento si possono utilizzare vari sentieri a seconda della meta che si intende raggiungere: uno dei più interessanti è quello che attraversando località Torre, un minuscolo insediamento in posizione amena, conduce all’abitato di Minori.

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Itinerario N°4: Ravello- Amalfi
Torre dello Ziro e Valle delle ferriere

Durata del percorso: ore 2,30 circa
Tipo: scale e sentiero
Difficoltà: facile

La prima parte di questo itinerario è la stesso indicata nell’Itinerario 5 (Ravello – Atrani via Valle del Dragone) fino a quando non si arriva al portico. Dopo averlo oltrepassato, si gira a destra e si prosegue salendo lungo la strada asfaltata fino a raggiungere la piazza di Pontone. Qui, lasciando l’entrata della chiesa di San Giovanni alle spalle, si prendono le scale di via Fritto. Si procede lungo questa strada per circa 10 minuti, fino ad un’altra rampa di scale che conduce ad Amalfi. Questo itinerario offre la possibilità di scegliere tra due escursioni molto interessanti. La prima porta alla Torre dello Ziro, una delle antiche torri di avvistamento sulla costa, situata strategicamente sopra la città di Amalfi. L’altra è conduce alla Valle delle Ferriere, una delle vecchie zone industriali di Amalfi, ora riserva naturale, dove è possibile ammirare una specie rara di felce, conosciuta come Woodwardia radicans.
Per raggiungere la Torre dello Ziro, prima di arrivare nella piazzetta di Pontone, si prende il sentiero sulla sinistra della strada asfaltata e si seguono le indicazioni per la Torre. Passata la chiesetta di Santa Maria del Carmine, si salgono una serie di scalinate che segnano l’inizio del sentiero attraverso la caratteristica vegetazione mediterranea del bosco. Per visitare la Valle delle Ferriere invece, lasciando Pontone sulla destra, si prosegue per la strada asfaltata, che porta alla fine della valle (circa 2 km). Questo sentiero conduce al fiume in prossimità di un antica fabbrica di ferro, dalla quale prende il nome la valle. Da qui la passeggiata verso Amalfi costeggia vecchi mulini nei quali veniva prodotta la famosa carta a mano. Arrivati al paese è consigliata una visita al Museo della Carta.

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Itinerario N°5: Ravello- Atrani Via Valle del Dragone

Durata del percorso: ore 1,30 circa
Tipo: sentiero misto a scale
Difficoltà: facile

Questo itinerario è considerato un classico, poiché era utilizzato dagli abitanti del luogo fino al 1930, anno in cui fu costruita la strada asfaltata. Da piazza Duomo si prosegue lungo via Roma, e fino alla chiesa di Santa Maria a Gradillo, costruita nell’XI secolo e recentemente ristrutturata. Subito dopo la chiesa, si gira a sinistra e si scendono le scale che portano alla strada. Qui si attraversa e si intraprende una rampa di scale con un cartello To Amalfi: inizia la discesa per Atrani. Dopo una passeggiata di circa cinque minuti, si arriva di nuovo alla strada asfaltata. La si attraversa e si procede in discesa per circa 500 metri, fino ad un altro cartello per Amalfi e una rampa di scale. Si scende, e passando attraverso un piccolo portico sotto una costruzione, si giunge di nuovo alla strada asfaltata che continuando a scendere, conduce all’incrocio di Ravello-Pontone. Qui, girando a destra, dopo la prima curva, si arriva ad un piccolo bivio dove inizia il sentiero per Atrani. Verso la fine del sentiero, prima di entrare nel paese, è possibile vedere il vecchio cimitero di Atrani, che fu utilizzato fino alla fine del 1800, e l’adiacente chiesa del Carmine. Oltrepassando la chiesa tutti i sentieri conducono giù a piazza Umberto I, nel centro di Atrani: da non perdere, la chiesa di San Salvatore de Birecto, dove si svolgeva la proclamazione dei Dogi negli anni in cui Amalfi era una Repubblica Marinara.
Per evitare il traffico lungo la strada tra Atrani e Amalfi c’è una strada alternativa. Nella piazza principale, si può prendere una delle due scalinate sulla sinistra, guardando la chiesa, e procedere tenendo sempre la sinistra.

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Itinerario N°6: Ravello - San Nicola - Minori

Durata del percorso: ore 2,30 circa
Tipo: sentiero misto a scale
Difficoltà: media

Il sentiero proposto permette di raggiungere, attraverso la Valle di Sambuco, l’antico convento di San Nicola e il centro costiero di Minori in circa 3 ore.
Raggiunta la località Sambuco, attraverso la strada asfaltata, si percorre un ampio e comodo sentiero che attraversa un basso bosco, fino a giungere ad un’antico edificio, un tempo eremitaggio dei frati Agostiniani. È il convento di San Nicola (486 m), situato sul vertice sporgente di un collina che domina le valli di Minori e Maiori. La felice posizione e la profonda calma che lo circondano ne fanno un luogo ideale per ammirare, in un vasto orizzonte, l’ampia scena che dai promontori di Conca e di Capo d’Orso risale fin ai rilievi più interni, ricoperti di boschi, di Ravello, Scala e della Valle di Tramonti, fino all’antico santuario dell’Avvocata (873 m).
Attraverso un comodo viottolo, ben segnato, si attraversa un bosco di grossi castagni e si raggiunge un antico sentiero lastricato, che per la maggior parte costeggia il corso del Sambuco, ora incanalato, fin dentro Minori. Dopo aver attraversato in villaggio di contadini e un tratto della valle dal tipico paesaggio a terrazzamenti coltivati a limoneti e vigneti, si seguono le antiche scalinate fin giù nel centro di Minori.

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Itinerario N°7: Ravello - Torello - Atrani - Amalfi

Durata del percorso: ore 2,30 circa
Tipo: sentiero misto a scale
Difficoltà: facile

Il percorso parte da via Annunziata il cui imbocco si trova sulla sinistra dell’ingresso di Villa Rufolo. Attraverso le scale, si giunge alla chiesa dell’Annunziata situata sulla destra. Continuando a scendere si arriva alla chiesa di Santa Maria delle Grazie. Qui si gira a destra in via Sant’Andrea del Pendolo, si oltrepassa Villa Barluzzi, si scende ancora e poi si gira a sinistra. Nelle vicinanze della strada e prima di attraversarla si trova in alto Porta Donica. Si attraversa la strada, si volta a sinistra e si procede la passeggiata per circa 7 minuti, fino alla chiesa di San Pietro alla Costa. Si prosegue, scendendo le scale, verso Torello. Dopo pochi metri si raggiunge la piazzetta di Torello, da qui si prende via Torretta a Marmorata, il cui ingresso si trova sul lato destro della chiesa. Si continua a scendere facendo attenzione a girare a destra in via Vallone Casanova. Si prosegue per il sentiero, passando sotto alcuni limoneti, uliveti e vigneti. Dopo aver camminato per circa 10 minuti, in corrispondenza di un cancello verde con l’iscrizione: Della Mura Vincenzo, si proseguite scendendo le scale fino a raggiungere la strada. Qui si attraversa, si gira a sinistra e si prosegue dritto per 150 m, fino a quando non si arriva ad una rampa di scale sulla destra. Si sale, si percorre il sentiero e si attraversa di nuovo la strada, e si prendono gli scalini che scendono sulla sinistra, che conducono a Castiglione. Scendendo è possibile ammirare un piccolo affresco religioso, arrivati qui, si gira a destra e si prosegue per le scale. Giunti alla chiesa del Carmine, si gira ancora a destra e scendendo si giunge in piazza Umberto I ad Atrani.
Si attraversa la piazza, si gira a sinistra e si passa sotto una piccola galleria, poi si prosegue lungo la strada e si sale l’ultima rampa di scale, sulla sinistra, che attraverso il ristorante Zaccaria, conduce alla strada per Amalfi.

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Itinerario N°8: Ravello – Torello – Minori

Durata del percorso: ore 1,30 circa
Tipo: sentiero misto a scale
Difficoltà: facile

Questo itinerario comincia da piazza Duomo a Ravello. A sinistra dell’entrata di Villa Rufolo, c’è via Annunziata: da qui inizia la prima rampa di scale da percorrere. Sulla destra la chiesa dell’Annunziata, una delle principali chiese di Ravello, attualmente utilizzata come sala conferenze. Oltrepassata la chiesa, si arriva sulla strada asfaltata, la si attraversa e si prende un’altra rampa che conduce fino a Torello. Dopo una passeggiata di circa 3 minuti, si arriva alla chiesa di San Pietro alla Costa: la più antica di Ravello. Fondata nel X secolo, è stata restaurata molte volte, l’ultima ristrutturazione risale al 1970. Lungo la strada per Torello è possibile scegliere tra due sentieri che conducono entrambi a Minori. La prima opzione: si scende per via Santa Croce sulla sinistra, che passando sotto un pergolato di viti e alberi di limone, porta ai resti dell’antica chiesa di Santa Croce e al gruppo di costruzioni di Villamena con la chiesa di San Gennaro del X secolo. In alternativa, proseguendo dritto, il sentiero porta alla piazzetta di Torello, dov’è la chiesa di San Michele Arcangelo, anch’essa del X secolo. Continuando a scendere le scale verso Minori e girando a destra all’incrocio con la cappella, ci si lascia alle spalle una caratteristica vista di Ravello.

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Itinerario N°9: Scala – S. Maria Dei Monti

Durata del percorso: ore 3 circa
Tipo: sentiero
Difficoltà: media

Da Scala, frazione Campidoglio, iniziamo il cammino che conduce, con un percorso abbastanza impegnativo, a Santa Maria dei Monti. La partenza potrebbe avvenire anche da un’altra frazione di Scala, Santa Caterina, oppure dalla grande conca verde di Valle Frezzi. Quello prescelto è però il percorso più diretto per raggiungere i 1040 metri altezza della nostra meta.
Lo scenario è dominato dagli ontani e dai castagni, la cui ombra rende fresco e riposante il nostro cammino. All’arrivo, dopo 2 ore circa, un ampio pianoro mostra che in questa parte di territorio, i Monti Lattari assumono un aspetto diverso dalle aspre rupi che caratterizzano la Costiera vicina al mare. Qui i picchi, le forre, i burroni, le creste scompaiono quasi del tutto sostituiti da vasti pianori, alture ondulate, pendenze meno accentuate ed in generale da un paesaggio più dolce. È questo il cuore di quei monti, dove la ricchezza della vegetazione e l’operosità degli abitanti, permetteva un pascolo così proficuo, da giustificare il nome di Lattari.
Nei pressi di una statuetta della Madonna, eretta nel lato più panoramico della vetta, sorgono due fabbricati, uno adibito a serbatoio per fornire acqua da bere alle greggi, l’altro è una vera e propria casa, oggi perfettamente restaurata, a disposizione (dietro regolare richiesta al Comune di Scala) dei viandanti che intendono trascorrere qualche tempo a contatto con la natura. A circa mezz’ora di distanza si trova la sorgente del Vrecciale, che disseterà con un’acqua gelida ed assolutamente deliziosa.
È il caso di ricordare che nei tempi passati, prima dell’invenzione e della diffusione dei frigoriferi, su queste montagne veniva prodotto il ghiaccio o meglio la neve, indispensabile per i gelati ed i sorbetti che allietavano le belle serate della società napoletana ottocentesca. La conservazione della neve, avveniva secondo un processo che prevedeva la raccolta in apposite fosse da neve (un esempio proprio nei pressi della casa sopraindicata) e la copertura con uno strato di felci e con terreno. Questi accorgimenti ne permettevano la conservazione fino all’estate quando raccolta in balle avvolte da felci, veniva trasportata a spalla fino a valle per prendere la via di Napoli o di altre città della Campania.

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Itinerario N°10: Sentiero degli Dei

Durata del percorso: ore 2 circa
Tipo: sentiero
Difficoltà: facile

Questo è senz’altro uno dei percorsi più spettacolari della Costiera amalfitana. Così chiamato per la bellezza del panorama, il sentiero degli Dei è il tragitto montano che collega Bomerano, frazione di Agerola, a Nocelle, frazione di Positano.
La partenza può avvenire sia da Bomerano che da Nocelle: si consiglia di avere il sole alle spalle per godere più a pieno della fantastica visione della costa sottostante. Scegliendo l’itinerario classico, si parte da piazza Capasso di Bomerano, a circa 600 metri sul mare, e si svolta per il campo sportivo. Dopo circa 150 metri, si gira a destra per proseguire lungo la stradina asfaltata. Si arriva così alla grotta Biscotto, ampia cavità naturale nella quale si possono ammirare i ruderi, ancora ben conservati, de costruzioni adibite a ricoveri per animali e depositi. Dopo una stele sulla quale è riportata un’iscrizione del C.A.I., si intraprende il sentiero, stretto ma abbastanza comodo, che conduce, con due varianti, (di cui una più alta), a Nocelle.
L’ambiente è quello caratteristico della Costiera Amalfitana: macchia mediterranea, carrubi, olivi: in primavera un’esplosione di colori e di profumi; nelle zone più ombrose, boschetti di latifoglie. Molto ricca e varia la fauna, soprattutto gli uccelli: corvi imperiali, gheppi, poiane e non è esclusa la possibilità di scorgere la sagoma fulminea del falco pellegrino.
Sui lati del sentiero, che in alcuni punti rasenta profondi burroni, i terrazzamenti abbandonati e le case disabitate ci parlano di un mondo scomparso, legato alla dura fatica della terra che in questa parte di territorio, doveva però essere alleviata dalla dolcezza del clima e dall’incredibile bellezza della Costiera con le isole de Li Galli e Capri sullo sfondo.
Alcuni di questi fabbricati mostrano ancora gli accorgimenti (canalizzazioni in argilla, pozzi per la raccolta delle acque piovane) con i quali si faceva fronte alle difficoltà naturali ed alla carenza di prodotti industriali. Qualcuno di essi ha ancora il tetto in scandole (tegole in legno, in questo caso di castagno), con le quali fino si usavano costruire le coperture delle case.
Da Nocelle si prosegue per Montepertuso, l’altra frazione alta di Positano, che si può raggiungere con il servizio autobus di linea oppure attraverso la lunga (1500 gradini circa) bellissima scalinata, che dalla chiesa di Nocelle scende fino alla statale 163. In questo caso ci si renderà conto, anche se solo parzialmente, delle incredibili capacità atletiche che gli abitanti del luogo dovevano possedere, anche solo per raggiungere le proprie case.

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Itinerario N°11: Valle del Demanio

Durata del percorso: ore 3 circa
Tipo: sentiero
Difficoltà: facile

La vallata del “Demanio”, nel territorio di Maiori, è caratterizzata dalla presenza di due distinti piccoli corsi d’acqua, denominati rispettivamente “Acqua calda” e “Rio Demanio”, che scorrono in due incisioni convergenti all’altezza della sorgente del Demanio da dove, dopo un percorso di alcune centinaia di metri, affluiscono al torrente Reginna. L’ampia valle è contornata da ardite creste attraversate dai passi per Cava de’ Tirreni, situata proprio sul versante opposto. L’ambiente è caratterizzato da una notevole umidità che favorisce il rigoglio della flora tipica del “Bosco misto”: ontano, castagno, orniello, acero, carpinella sono le essenze più comuni, mentre il leccio ed altri sempreverdi quali il corbezzolo, l’erica, il lentisco, occupano gli spazi più assolati. Come nella Valle delle Ferriere anche nel Demanio si registra la presenza di rare felci come la Pteris Cretica, la Pteris Vittata e la piccola pianta carnivora Pinguicola Hirtiflora; anche qui probabilmente era presente qualche esemplare di Woodwardia radicans, come del resto viene riferito da qualche studioso che segnalava la presenza di tale rarità vegetale anche nella “vallata di Majori” (Nevile-Reid 1868).
Per quanto riguarda la fauna, oltre ai micro mammiferi, comuni nel territorio della Costiera amalfitana, troviamo la volpe, mustelidi di notevoli dimensioni come il tasso, la faina ed addirittura la rara lontra. Tra gli uccelli sono presenti numerose specie, tra le quali quelle dei rapaci diurni (poiana, gheppio, sparviero) e notturni (civetta, allocco e forse, barbagianni).
Da qualche tempo, a seguito dei ripopolamenti effettuati a scopo venatorio, è possibile incontrare anche il cinghiale, la cui diffusione crea peraltro qualche problema al delicato ecosistema dell’area.
Il percorso suggerito parte dalla “sorgente” situata alla fine della strada rotabile, sale a sinistra del colle Paternoster (sperone che separa i due valloncelli del Demanio) e costeggia il rio Demanio fino a giungere ad una baita, nelle vicinanze della quale si guada il piccolo corso d’acqua. Dopo aver svoltato a destra, si prosegue per un bosco rigoglioso, attraverso un sentiero ben segnato per arrivare al “Percorso Ginnico”, creato a suo tempo dalla locale Comunità Montana. Da qui è facile, seguendo le chiare indicazioni e dopo circa un’ora di cammino, raggiungere un’altra baita detta del pastore, dopo la quale si scende al fitto bosco di Ponticchio. Dopo una sosta per bere la fresca acqua della sorgente che dà il nome alla località, si prosegue passando vicino ad imponenti alberi di castagno da frutto, per le “Pietre bianche” e “Sant’Angelo”, fino ai ruderi della località Santa Maria, dominata dalla mole del Monte Avvocata. Da qui sarà facile raggiungere la sottostante Maiori.


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Itinerario N°12: Valle delle Ferriere

Durata del percorso: ore 3 circa
Tipo: sentiero
Difficoltà: facile

Alle spalle di Amalfi, in territorio del comune di Scala, si trova la valle più interessante e conosciuta valle della Costiera amalfitana: la Valle delle Ferriere. Attraversata dal fiume Canneto o Chiarito, cui si deve la sua origine, la valle appare come un lungo canyon su cui incombono alte pareti di roccia.
La parte più bassa della valle, appartenente ad Amalfi, è denominata Valle dei Mulini, perché sin dall’anno Mille, era occupata da numerosi mulini che sfruttavano l’acqua del torrente. Successivamente furono sostituiti da cartiere: nel 700 se ne contavano ben 13, alcune delle quali sono rimaste in funzione fino al primo dopoguerra. Tuttora le strutture, per lo più ancora ben conservate, consentono di ripercorre idealmente il processo che portava alla produzione dei vari tipi di carta, tra cui famosa era quella “bambagina”.
Da qui ha inizio la nostra visita alla Valle delle Ferriere, così chiamata per la presenza di una (per la verità qualche studioso ne ipotizza un numero maggiore) fabbrica che continuò a produrre ferro fino al 1800 circa. Il metallo veniva prodotto all’uso catalano, mediante ruote idrauliche e trombe idroeoliche; i minerali utilizzati provenivano dall’isola d’Elba, da Ischia (sabbia nera) e da altre zone costiere della Campania. Il ferro veniva ridotto in verzelle, sbarre sottili che venivano trasformate poi in chiodi (centrelle), nella vicina Pogerola o veniva fornito come materiale per le fucine dei fabbri locali.
Superati i ruderi della Ferriera, continuiamo a costeggiare le limpide e fresche acque del Canneto, che ora scorre tumultuoso dando vita a cascate e piccole rapide, ora forma limpide e profonde pozze, nelle quali si può scorgere il guizzo argenteo di qualche trota, pesce presente da tempo nel torrente. Giungiamo così, dopo aver superato, con la necessaria autorizzazione, la recinzione metallica, alla parte più interna della valle, nella quale l’ambiente naturale si presenta più affascinante ed intatto. Nella valle, infatti, il particolare microclima, esente in tutte le stagioni da forti escursioni termiche, l’umidità costante e la ricchezza di acqua hanno consentito la sopravvivenza di specie vegetali risalenti al Terziario: la Woodwardia radicans, grande felce dal verde intenso, è l’elemento più prezioso, estremamente raro in tutto il continente europeo. Di grande interesse sono altre felci come Pteris Cretica e Pteris Vittata e la piccola pianta carnivora Pinguicola Hirtiflora, tutte immerse in uno scenario assolutamente eccezionale. La ricchezza della fauna è corrispondente alla grande varietà del paesaggio vegetale, tra l’altro, è accertata nella valle la presenza della lontra uno dei più rari e minacciati mammiferi del nostro paese.
Un’ultima notizia, prima di concludere la nostra visita ai piedi di una spettacolare cascata: la valle dal 1972 è per 455 ettari, area protetta - Riserva Naturale Orientata - di proprietà dello Stato.

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